giovedì 19 settembre 2013

Gioia di vivere

Un fiocco di neve cadde sul naso di Gioia. Poi un altro, poi un altro.
Tanti fiocchi di neve cadevano dal cielo, Gioia tentava di prenderli, ma non ci riusciva. Frustrata, li vedeva sciogliersi sul marciapiede d'asfalto caldo, senza attecchire al suolo.
"Papà, quanto ci impiegheranno a fare le montagnole?"
"Poco, tesoro" rispose lui. 
S'avviarono verso il parco. Non faceva freddo, quando nevica non fa mai freddo, per questo Gioia amava tanto la neve. Erano in inverno, la sua stagione preferita, e non faceva freddo.
Sul vialetto iniziava ad esserci un tappetino candido simile al velluto. Suo padre si sedette su una panchina, lei al suo fianco. Le sistemò meglio il berretto di lana, le diede sul naso un bacino lieve quanto il fiocco precedente. Poi osservarono assieme i bimbi che giocavano.
Quanto avrebbe voluto giocare anche lei! "Papà," s'esaltava, "guarda quanto va veloce sullo scivolo quel bambino! E quella bambina, come vola alto sull'altalena! Guarda, guarda il piccolo nel passeggino! Mi somiglia!" E rideva. Era una cosa bella per lei. Tuttavia, ogni volta che osservavano gli altri bimbi il padre si rattristava.
Il suo compito, si diceva sempre Gioia, era quello di tirarlo su d'umore.
"Andiamo al laghetto, Papà, ti prego!"
Il laghetto era più tranquillo, e non faceva abbastanza freddo per ghiacciarlo. Le paperelle, infreddolite, a malapena s'intravedevano; Gioia lanciava comunque un po' di pane per i piccoli anatroccoli, prima o poi sarebbero uscite, e avrebbero avuto fame. In più, la favola del brutto anatroccolo era la sua preferita, quindi si sentiva in dovere di nutrire i piccoli dello stagno, per fare in modo che anche il più brutto di loro potesse diventare un cigno stupendo.
Chissà se lo sarebbe diventata pure lei.
Tornarono a casa quando la neve era divenuta troppo alta per lei. Salirono con l'ascensore, si infilò un pigiama caldo e si pose un plaid di Hello Kitty sulle ginocchia.

Aiutò la mamma a cucinare: quel giorno c'era nel menù la cotoletta con le patate. Le piaceva sbucciarle, la tranquillizzava.
Mangiarono raccontandosi le reciproche giornate, dunque si accomodarono davanti alla Tv a vedere un bel film. Quando finì, la mamma l'aiutò a lavarsi i piedini, le mise i calzini e l'accompagnò a letto. Gioia si sollevò facendo pressione sui braccioli della sedia con le braccia magre, la madre l'aiutò a passare sul letto, le spostò le gambe e le rimboccò le coperte. Le baciò la fronte e spense la luce.
Nel buio, la piccola Gioia iniziò a pregare Gesù per averle dato un'altra splendida giornata, e chiese che ce ne fossero delle altre, che i piccoli anatroccoli sopravvivessero al freddo e che gli altri bambini avessero sempre il sorriso sulle labbra. Infine chiese che la sua mamma e il suo papà non soffrissero per quello che non aveva, ma fossero felici per quello che aveva.
Sentiva la presenza di Starky, la sua sedia a rotelle, alla sua sinistra. La carezzò e diede la buonanotte anche a lei. 
S'addormentò.



Come una moderna favola esopica, "O lògos dèloi..." (la favola insegna) che anche se la vita sembra fare schifo, bisogna sempre apprezzarne la presenza, e accogliere ogni cosa buona che ci circonda.

Ivy

1 commento:

  1. Sei, come al solito, molto "intrigante", ma ti preferisco "solare" e, semmai, "ridicola". Forse perchè ho voglia di non pensare...
    Sei comunque splendida!!!
    Continua sempre così :-)

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